L’inverno, come estate dell’anima, ci prepara al Natale, festa di luce interiore

di Fabiola Cinzia Limuti

Rudolf Steiner diceva che l’antroposofia deve diventare un’esperienza profonda: perché essa abbia la forza di trasformare le anime, occorre che i suoi insegnamenti divengano effettiva esperienza.
Seguire con consapevolezza il fluire del corso dell’anno con l’alternarsi di stagioni e feste aiuta ad acquisire questa esperienza “sensibile”.
Del resto noi uomini siamo abituati a far passare tanto della nostra interiorità attraverso l’esperienza fisica.
Abbiamo spesso parlato dell’ “inspirare ed espirare forze da parte della Terra” e di come questo si possa rendere visibile all’uomo attraverso un’attenta e consapevole percezione della natura nel fluire dell’anno.
La forza purificatrice di Michele si deve unire al respiro della Terra che fluisce da settembre a dicembre, affinché “l’inverno desti in noi l’estate dell’anima”, possa  avvicinarsi la festa natalizia e svolgersi la nascita dell’impulso del Cristo, che poi maturerà fino all’inizio dell’espirazione, sino al tempo Pasquale.
Si può dire che al tempo di Natale la Terra ha accolto in sé la propria anima nella grande inspirazione annuale; l’impulso del Cristo nascerà nell’interiorità della Terra, nell’ elemento animico accolto dalla Terra, e verso la Primavera fluirá nel Cosmo con l’espirazione della Terra.
Intorno al Natale la Terra ha inspirato le sue forze ed è come se trattenesse in sé il respiro. Gesù nasce nel periodo in cui, per così dire, la Terra non parla al Cielo, si è del tutto ritirata in sé stessa e si muove solitaria nello spazio cosmico, trattenendo il proprio respiro, in modo che questo possa essere compenetrato dalla forza e dalla luce del Sole. Gesù nasce sulla Terra in un periodo in cui essa è sola con sé stessa rispetto al Cosmo. Cogliamo il significato profondo che sta alla base di tutto ciò.

D’inverno, la forza che in estate circola nelle piante è nella Terra, e gli alberi e le piante tutte, quando è pieno inverno, dispiegano la loro forza dentro la Terra e sviluppano la vita animica della Terra.

Ecco perché il Natale, festa in cui si cerca la vita dell’anima, non è d’estate bensì in inverno.
Qualche tempo dopo i misteri natalizi, gli antichi iniziati dicevano ai loro discepoli che sarebbe venuto un tempo in cui gli uomini sarebbero diventati sordi allo Spirito a causa delle forze della Luna che la Terra assorbe d’inverno.
Con il crescere e il germogliare in primavera, ci sarebbe stato come una specie di inebriamento dell’umanità nei confronti dello Spirito, e l’umanità avrebbe perso la consapevolezza dell’esistenza della sfera spirituale.
Questi antichi iniziati dipingevano con toni oscuri l’epoca che per l’umanità sarebbe cominciata con il secolo XV, quando essa certo sarebbe diventata grande grazie a pensieri astratti e morti, ma avrebbe potuto riacquistare lo Spirito solo sviluppando nuove forze spirituali per vincere la forza inebriante che sale dalla Terra.
Quanta saggezza scorgiamo in queste antiche e presaghe meditazioni!

Il calore e la speciale luce che il Natale desta sono strettamente legate alla luce dell’interiorità.

Ma il fatto di poter scegliere di dare o meno spazio alla luce interiore ci ricorda quanto il poeta e scrittore russo Vladimir Solov’ëv ha scritto: «Che cos’è la bellezza? Guardate il carbone e il diamante. Essi sono chimicamente la stessa cosa. Ma perché il carbone è brutto e il diamante è bello? Perché il carbone fissa tutta l’attenzione a sé stesso, mentre nel diamante si vede il sole e tutta la luce: attraverso di esso si vede qualche altra cosa, superiore alla pietra, che la fa bella».
Come il diamante, per “risplendere”, non dobbiamo stare curvi su noi stessi ma lasciarci attraversare da qualcosa, per rifletterne la gioiosa luce.
Il diamante ed il carbone sono un esempio del fatto che possiamo fare di noi stessi un buco nero o una fonte di luce.
La natura, il Creato, ci aiutano a conoscerci meglio e a scegliere la strada da prendere.
Il bambino del quale ”festeggiamo il compleanno” da 2000 anni è un fiore per la cultura cui apparteniamo, la cui radice esprime il senso dell’Umanità.
Ma la natura umana non è libera, è fatta di necessità. È illuminante quanto scrive Pietro Archiati a proposito del Natale:
nel mezzo del cammin di nostra vita, ovvero dopo i 30 anni, siamo in possesso di tutte le facoltà della Libertà, ovvero, le differenze di popolo, di razza, di lingua, di religione possono sparire. Celebrare il Natale significa permettersi di far nascere un idealismo che non sorge spontaneo per natura, come avviene da giovani quando si è nel pieno delle forze e la vita è ancora tutta davanti ed è ricca di ideali.
La nascita del Cristo viene comunemente associata alla nascita del Bambino, al fenomeno di natura, ma il Natale vero è quello che avviene a 30 anni col battesimo nel Giordano, quando Gesù di Nazareth, nel diminuire delle sue forze, ormai a tre anni dalla sua morte, fa posto allo Spirito del sole che entra in lui. Questo è il Natale!
Il Natale del Bambino è quello che ci dà la natura, è il Natale di Dio Padre. Fino al IV secolo il cristianesimo celebrava l’Epifania in quanto rinascita spirituale e animica dell’uomo nel pieno della vita.
Poi si è ritornati al Natale del bambino, che avviene per natura. Ma il cristianesimo è la religione del figlio, è la religione di quella nascita a partire dalla libertà che avviene nel mezzo della vita, quando le forze della natura si ritirano per far posto alla libertà.
Eppure, come disse Angelo Silesio: “Mille volte potrebbe nascere il Cristo a Betlemme, ma se non nasce in te sei perduto in eterno”.

Bibliografia: Il corso dell’anno come respiro della terra e le quattro grandi festività
Opera Omnia 223
Arte dell’educazione III volume Conversazioni di tirocinio pag. 117
Natale, candore dell’animo di Pietro Archiati Edizioni Archiati

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