Il significato della “Festa delle lanterne” di San Martino
La celebrazione delle Feste nel corso dell’anno nella scuola Steiner-Waldorf ha un significato molto profondo: la festa ci ricorda che non esiste solo un mondo esteriore fatto di quotidianità e di cose materiali, oppure di singole individualità. Celebrare insieme le Feste significa, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti, ricollegare la dimensione terrestre dell’uomo a un ritmo cosmico naturale, a un’immagine più ampia e soprasensibile del mondo, immagine sempre più lontana e dimenticata. Si tratta di un’esperienza sempre più difficile da fare al giorno d’oggi.
In questo periodo dell’anno le giornate si accorciano, l’oscurità avanza minacciosa, le foglie cadono e un senso di morte e di freddo pervade l’anima, che non ha più in sé quella solarità estiva che le proveniva dalla natura. Deve dunque trovare una luce nuova, una luce che nasca da dentro, ma essa giungerà totalmente e pienamente solo nel Solstizio d’Inverno, a Natale.
San Martino è tradizionalmente la festa che prepara il cammino verso la Luce Interiore del Natale.
Martino, uscendo dalla città di Amiens in un giorno d’autunno, incontrò un mendicante infreddolito. Mosso da compassione, tagliò in due il suo mantello di lana e ne donò metà al povero. Il sole, così vuole la tradizione, ritornò a scaldare la terra come in estate. È questa l’origine dell’estate di San Martino, quei «tre giorni e un pocolino» del proverbio e della tradizione nordica collegata, quella di festeggiare l’11 novembre, il giorno che il calendario cristiano dedica a San Martino, con la luce delle lanterne.
La lanterna è simbolo di tutto ciò che cerca chiarezza, che cerca di comprendere e superare quanto c’è nell’oscurità.
Negli asili e nelle prime classi delle scuole steineriane ci si prepara a questa festa qualche giorno prima, raccontando la storia di Martino, impastando e cuocendo il pane (con uvetta e mandorle) oppure costruendo lanterne, con materiali diversi a seconda dell’età. L’11 novembre, verso sera, i bambini si ritrovano in un parco, in un bosco o in un sentiero di campagna comunque poco illuminato e, insieme ai maestri, compiono una breve camminata tutti in fila. I genitori che lo desiderano possano accodarsi, accompagnando nell’atmosfera il percorso dei bambini. Lungo il cammino si intonano canti dedicati a San Martino, alla luce fioca e calda delle lanterne. È solitamente buffo e nello stesso tempo tenero accorgersi come talvolta i bambini più spavaldi e temerari in classe una volta nel buio si trasformino in pecorelle timorose, magari presi per mano e incoraggiati da chi, più timido, in aula non esprime il meglio delle sue capacità di relazione. Se dunque San Michele celebra il coraggio individuale, San Martino esalta la luce interiore della carità e dell’empatia verso gli altri, rappresentando questi valori attraverso esempi e immagini potenti, immagini generatrici di forze che lavoreranno silenziosamente dentro i bambini negli anni a venire, plasmando il loro senso morale, portando salute non solo a se stessi ma anche alla comunità in cui vivranno.
Cristin Laffi
Foto: San Martino e il mendicante (Anonimo ungherese, 1490 ca) Budapest, Galleria Nazionale